la divina commedia

La Divina Commedia

Perchè si chiama Commedia?

Lo spiega Dante stesso nella famosa Epistola con la quale accompagnava a Cangrande della Scala il Paradiso. Che cioè la tragedia è all'inizio 'admirabilis et quieta' e alla fine 'fetida et horribilis' mentre la commedia è aspra all'inizio ma termina felicemente. 
Fu Boccaccio a dire 'divina' la Commedia di Dante; e questo divenne il titolo definitivo dalle prime edizioni del poema nel 1500.

Il viaggio

L'opera universalmente nota di Dante, la Divina Commedia, non è tanto il capolavoro del grande poeta fiorentino, quanto l'opera nella quale si riassume tutto il suo ideale di vita e poesia: in essa il passato si presenta insieme con il presente, lo spirito religioso insieme con quello politico, nello sfondo e nelle vicende, nel riflettere gli avvenimenti e le colpe degli uomini che li determinano, in una totalità incredibile. 
Argomento del poema è il viaggio nell'oltretomba compiuto da Dante per redimersi dal peccato e per dare ammaestramento agli uomini, per la loro salvezza. Il viaggio ebbe inizio la notte del 7 aprile, giovedì santo del 1300 e durò 7 giorni, fino al mezzogiorno del 15 aprile.

l'Inferno

L'Inferno è il regno della colpa senza speranza, del dolore prima fisico che morale. è questa la cantica più ricca di squilibri, dovuti proprio all'eccesso del 'terribile' che è la caratteristica dei luoghi e delle pene. Anche Dante e Virgilio stessi risentono del luogo: l'umanità di Dante, per la paura, è soffocata; la superiorità di Virgilio è offesa dagli inganni e dal potere dei demoni.  

Purgatorio

Le anime del Purgatorio, pentite del loro peccato, hanno piena coscienza della colpa e perciò le loro pene non sono punizione, condizione immutabile, ma espiazione, progresso della coscienza. 
L'azione si svolge alla luce del sole; la pietà per la sofferenza può essere manifestata in tutta la sua umanità. Maggiore equilibrio, maggiore la ricchezza di sfumature psicologiche: le passioni persistono, come il ricordo della loro esistenza terrena. Anche in Dante, nel quale tutta la passionalità politica e umana resta vivissima. 

il Paradiso

Le anime del Paradiso si riaccostano all'umanità che Dante rappresenta per il fatto stesso di essere ancora vivo, anche se, giunto fin lì, ha acquisito una conoscenza più fine, che si fa sempre più pura man mano che egli sale di cielo in cielo guidato da Beatrice, a sua volta sempre più splendente ai suoi occhi. Ogni personaggio del Paradiso, ogni anima che parla con Dante, parla dell'umanità, della vita della terra: la beatitudine non disumanizza i beati: li rende invece più completi, animati come sono dall'amore, dalla conoscenza e dalla giustizia. Superiori al mondo mortale, ma non estranei ad esso.
La poesia del Paradiso è la più difficile, che nasce da un dramma fondamentale che è proprio di Dante stesso: il dramma dell'uomo che si è innalzato sulle miserie della vita umana dopo averle comprese e ne continua a subire le conseguenze; resta fedele al suo ideale quanto più lo ha visto distrutto nelle realizzazioni pratiche e mondane. 
Quando la vista di Dio stesso è indicibile e non rappresentabile, Dante vuole suscitare nel lettore non l'immagine ma il sentimento che quella vista ha potuto suscitare in lui stesso: questo è il punto più alto raggiunto dalla poesia italiana.

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